(Basato su una
pagina a cura di Angelo Mastroianni pubblicata sul sito di Torino
Scienza: http://www.torinoscienza.it/personaggi/apri?obj_id=364)
Ha
influenzato generazioni di fisici con le sue teorie rivoluzionarie e
la sua personalità anticonformista. Grande comunicatore, Feynman ha
saputo rivolgersi a ogni tipo di pubblico con memorabili lezioni
universitarie e conferenze aperte a tutti. Pur operando nei luoghi
più astratti della fisica teorica, ha agito fino all'ultimo guidato
dal pragmatismo, come quando spiegò l'incidente al Challenger con un
anello di gomma e un bicchiere d'acqua.
"Cosa farei io se fossi un elettrone?". Forse erano di questo tipo,
secondo il matematico Paul Olum, le domande che scattavano nella
mente di quell' "uomo venuto da Marte" quando doveva studiare il
comportamento di un elettrone. O chissà, forse quel ragazzo di Far
Rockaway con cui Olum si trovò a condividere un minuscolo ufficio di
una delle prime sezioni teoriche del Progetto Manhattan a Princeton,
riusciva a visualizzare nella sua mente le complesse evoluzioni
spaziotemporali di una funzione d'onda o miriadi di quei diagrammi
che lo hanno reso immortale. Quello che è certo è che l'approccio
alla fisica di Dick Feynman lasciava sconcertati.
Originalità, genialità, profondità di comprensione, strabilianti
abilità matematiche si univano a una sorta di stupore da eterno
bambino nel capire un fenomeno o nello scoprire l'assurdità del
mondo quantistico o magari l'assurdità del mondo reale rispetto al
più "elementare" mondo dei quanti.
Le velocità piccole rispetto alla velocità della luce e le
dimensioni grandi rispetto alle scale atomiche che sperimentiamo
nella vita di tutti i
giorni hanno portato i fisici, da Newton a
Maxwell, a concepire la fisica classica che, per quei sistemi
"grandi" e "lenti", funziona alla perfezione. Non
così per il mondo microscopico, dove gli elettroni sfrecciano a
velocità relativistiche e il mondo è quasi completamente vuoto: un
nucleo ogni tanto e velocissimi elettroni che si scambiano strani
oggetti senza massa ma dotati ugualmente di energia e impulso
(fotoni). E' difficile anche solo fermarsi a pensare a un elettrone,
visto che matematicamente si tratta di un oggetto che può, anzi
deve, occupare tutti gli stati possibili contemporaneamente. Secondo
Werner Heisenberg, il primo fondatore della meccanica quantistica,
non si può parlare correttamente dei fenomeni quantistici solo con
le parole. Il paese bizzarro che Feynman ha illuminato con la sua
mente prodigiosa è proprio questo, e lo ha esplorato con la stessa
meraviglia di Alice.
Nato a Far Rockaway nel 1918, Richard Phillips Feynman comincia a
interessarsi alla scienza grazie a un atteggiamento mentale che
conserverà sempre: la curiosità. Diventa esperto montatore e
riparatore di rudimentali apparecchi radiofonici. Sviluppa una
passione per le combinazioni che imparerà a violare
sistematicamente, come nella foto che lo ritrae a Los Alamos intento
a sfidare una cassaforte. Prima ancora che adolescente, il piccolo "Ritty"
ha già un suo laboratorio personale a casa, dove si diverte a
collegare fili, radio, lampadine, circuiti, la sorellina Joan! Feynman manterrà sempre questo gusto pragmatico per la scienza
sviluppato fin dall'infanzia, ma la sua dedizione alle scienze
esatte e formalizzate parte in realtà dalla matematica. Si
impadronisce presto di miriadi di trucchi e strategie di calcolo.
Colpisce l'entusiasmo, sperimentato anche da molti di noi, nel
cimentarsi per la prima volta con "la più straordinaria formula
della matematica", come la chiama sui suoi quaderni: eiπ + 1 = 0.
Impara delle tecniche di calcolo mentale che renderanno le sue
abilità matematiche ancora più impressionanti.
Il logo del mio osservatorio con riportato uno dei mitici Diagrammi
di Feynman e la sua equazione prediletta.
La sua carriera universitaria parte dal MIT (Massachussetts
Institute of Technology), dove si laurea nel 1939. Prosegue a
Princeton, dove, diventato il pupillo di John Archibald Wheeler,
ottiene il dottorato nel 1942; poi alla Cornell University, Feynman
alla lavagnadove insegna fisica teorica per cinque anni; infine al
Caltech (California Institute of Technology) dove termina la sua
carriera. A Princeton inizia a familiarizzarsi con i metodi
variazionali, ovvero, la ricerca di equazioni dinamiche minimizzando
un'opportuna funzione. In pratica, si cerca la minore "traiettoria"
in opportuni spazi.
Sorprendentemente, il principio variazionale, anima della
formulazione di Feynman della meccanica quantistica, non piace
subito al giovane Richard. Il metodo, che applica una sorta di
principio di Fermat alla meccanica e utilizza coordinate astratte (o
"lagrangiane"), non lo entusiasma. Feynman preferisce avere sempre
in mente le forze: vuole visualizzarne le componenti, proiettare
tutto sugli assi cartesiani e ragionare "newtonianamente". Non si
accontenta della potenza del formalismo di Lagrange o di Hamilton
che, al prezzo di coordinate e momenti generalizzati, consente di
ricavare le equazioni del moto da un principio variazionale e di visualizzare meglio le simmetrie.
Una tecnica
oggi universale in fisica e che Lagrange aveva portato al massimo
dell'eleganza e dell'astrazione nella sua "Mecanique Analitique" del
1788, in cui si vantava di aver "domato" l'intera meccanica
newtoniana solo con le equazioni, senza neanche una figura.
Successivamente, una volta imparato ad apprezzare il calcolo
variazionale, Feynman tira fuori il suo capolavoro: la
riformulazione della meccanica quantistica in termini di integrale
su tutte le "storie" o "cammini" percorsi dalla particella. Non
finirà di stupire, contribuendo alla teoria dell'Elettrodinamica
Quantistica (QED), nella quale lunghi e complicati integrali possono
essere schematizzati dai celebri "diagrammi di Feynman". La QED,
insieme ai diagrammi che portano il suo nome, lo renderà immortale
con il premio Nobel per la fisica nel 1965 (condiviso con il
"rivale" Jullian Schwinger e con Sin Itiro Tomonaga).
Sua è anche
l'interpretazione delle antiparticelle come oggetti che vanno indietro nel tempo! La facilità con cui Feynman apportava modifiche
sostanziali e anticonvenzionali all'ordinario modo
di vedere le cose ricorda il genio innovatore di Einstein: accettare
anche ciò che sembra assurdo, che il mondo vada effettivamente come
suggeriscono le equazioni e gli esperimenti pur di soddisfare a principii di simmetria e semplicità.
Negli anni più bui per la fisica, quelli di Los Alamos, Feynman,
come molti altri, ha prestato il suo genio e le sue doti di
calcolatore e programmatore per la costruzione della bomba atomica.
Come accade nel caso di Fermi, Einstein, Bohr e molti altri, anche
per Feynman si pone il dilemma (tuttora irrisolto) del ruolo dello
scienziato nella società e della non neutralità della fisica,
soprattutto dei grandi fisici.
In quegli anni dovette affrontare anche dei drammatici momenti
personali, come nei suoi lunghi andirivieni in autostop tra Los
Alamos e l'ospedale di Albuquerque in cui la sua Arlene moriva di
tubercolosi.
Negli anni più recenti Feynman era ormai una leggenda, un modello
per i colleghi e gli studenti. Oltre all'immagine del genio
anticonformista, dell'affascinante cacciatore di donne, del
frequentatore di locali notturni, del goliardico suonatore di bongo,
un'altra figura ha arricchito il mito di Feynman: l'insegnante e il
comunicatore della scienza.
Molte sue lezioni sono state oggetto di
culto tra studenti e colleghi, spesso registrate su cassette audio o
video. Alcune sono state raccolte da editori illuminati, creando
libri diventati poi un classico come La Fisica di Feynman. In Italia
la casa editrice "Gli Adelphi" ha pubblicato i due volumetti Sei
pezzi facili e Sei pezzi meno facili in cui, come un grande pianista
che illude l'ascoltatore sulla "facilità" dei suoi virtuosismi
rendendoli apparentemente alla portata di tutti, Feynman "esegue" 12
piccoli capolavori didattici che solo la sua straordinaria
comunicativa fanno sembrare alla portata di ogni insegnante.
Lo stesso Feynman si è concesso ai lettori con un paio di
pubblicazioni a carattere autobiografico che ne hanno ulteriormente
consacrato il mito: Sta scherzando, Mr Feynman! e Che t'importa di
ciò che dice la gente? in cui Feynman ci regala una divertente
carrellata di aneddoti e momenti di fisica "alla Feynman",
spesso anche autocelebrativi. Peccato che un simile personaggio non abbia
fatto in tempo a vedere lo sviluppo del personal computer e di
internet. Lui, esperto calcolatore e programmatore, che contribuì,
tra le mille altre cose, alle prime idee sulle nanotecnologie,
avrebbe certamente apprezzato e personalizzato alla sua maniera un
sito come feynman on line, dove si trovano interviste, foto, video
e, naturalmente, un po' della sua scienza.
La popolarità e il potere comunicativo dell'immagine di Feynman
hanno pochi eguali tra gli scienziati: Einstein a partire dai primi
anni venti (come non ricordare la celebre foto della linguaccia!) e
Stephen Hawking ai giorni nostri. La sua immagine è stata sfruttata
persino dai pubblicitari ingaggiati per la campagna think different
della società di computer Apple, in due poster. In uno si vede
l'immagine di Feynman campeggiare accanto a Maria Callas e Miles
Davis. Lo slogan della campagna è quanto mai azzeccato per Feynman:
pensare in modo differente è stato il suo principale biglietto da
visita con chiunque entrava in contatto, dal semplice studente al
più blasonato dei colleghi. Spesso rifiutava l'invito a conferenze
ufficiali ma si concedeva sempre nelle occasioni meno pompose e più
popolari, per studenti o persone comuni.
Ad esempio, nel 1975 tenne un
ciclo di memorabili conferenze in Nuova Zelanda, nelle quali
realizzò un'impresa forse unica: spiegare a un pubblico di non
specialisti alcuni fenomeni di fisica delle interazioni
elettromagnetiche in termini della teoria che egli stesso aveva
contribuito a costruire: la QED. Da quelle lezioni, riprese da una
telecamera, è stato tratto QED - la strana teoria della luce e della
materia (edito in Italia da "Gli Adelphi", 1989).
Leggendo quelle lezioni-conferenza, ma soprattutto ascoltandole
direttamente dalla sua voce, si può avere un assaggio di Feynman nel
pieno del suo splendore di maestro di fisica e di comunicazione:
complesse interazioni e diagrammi di Feynman (ma non li chiama mai
con quel nome) passano nella mente dell'ascoltatore senza che
questi, ignaro di tutta l'immensa matematica che c'è dietro, se ne
accorga.
Dando poche regolette pratiche, ultrasemplificate ma
rigorose, su certe "freccette" (i vettori dello spazio di Hilbert,
dove "vivono" le funzioni d'onda) e su certe lancette che girano
ognuna a una certa frequenza (i fattori eiωt), Feynman riesce a
portare chiunque, magari solo per un attimo, a spasso tra le leggi
dell'elettrodinamica quantistica, lasciando una sensazione di
"ovvio", di bello e semplice nelle cose che spiega. Anche in quegli
argomenti che fisici e matematici hanno costruito in decenni di
calcoli, esperimenti, teoremi, idee rivoluzionarie. Arricchendole
anche con un irresistibile humor.
In queste come in altre lezioni, Feynman aveva ben chiaro il dilemma
di ogni scienziato che si dedichi alla divulgazione o alla
comunicazione scientifica: coniugare il rigore con la completezza;
non farsi prendere dalla smania di non poter assolutamente
tralasciare quel concetto o quella formula. In realtà, chi non può
seguire completamente un discorso non si accorge nemmeno delle
incompletezze, ma coglie lo spirito, l'essenza. E' quella che va
comunicata, e Feynman ci riesce sempre.
Sono questo tipo di
argomentazioni "alla Feynman" che avvicinano la fisica alle persone
(o, se si vuole, le persone alla fisica), convincendo l'ascoltatore
che il fisico si occupa
anche di fenomeni dell'esperienza comune (come la rifrazione della
luce), e non solo di astrusi modelli matematici o complicati
esperimenti da eseguire con macchine spropositate.
Uno degli aspetti interessanti del Feynman divulgatore è la sua
deliberata rinuncia a spiegare quei concetti che non possono
esistere senza la matematica opportuna, come a volerne salvaguardare
la purezza. Un atteggiamento che ricorda il teorico per eccellenza,
il suo idolo Paul Dirac, tutto sommato sorprendente per uno come
Feynman.
Il mondo ha potuto ammirare Feynman in TV in un'occasione tragica:
nel 1986 il governo USA lo chiamò come consulente per le indagini
sull'incidente al Challenger. Feynman, senza rinunciare al
pragmatismo che lo aveva accompagnato in tutta la sua vita, spiegò
le cause dell'incidente (un difetto in un incidente al Challenger
1986anello di gomma detto "o-ring") comparendo in conferenza stampa,
visibilmente invecchiato, con un o-ring e un bicchiere d'acqua.
Avvicinare un pubblico di non specialisti a teorie astratte e
apparentemente lontane dalla scienza "per il pubblico", affrontare
le complessità della fisica con lo sguardo di un bambino e
contemporaneamente influenzare le basi della fisica come solo
Newton, Heisenberg, Fermi, Einstein, Dirac e pochi altri hanno fatto
non è impresa facile. Ci vuole un genio, ma non basta; ci vuole una
profonda conoscenza della materia, ma non basta; ci vogliono grande
capacità di sintesi, attitudine didattica, originalità,
anticonformismo, spirito critico, ma non bastano. Servono tutte
quelle qualità messe insieme più qualcos'altro di non ben
definibile. Se non come un modo di essere: Feynman.
Bibliografia essenziale
The Feynman Lectures on Physics: The Definitive and Extended Edition,
(Feynman, Leighton, Sands). 3 vv., Addison Wesley, 2nd ed. 2005
Six Easy Pieces: Essentials of Physics Explained by Its Most
Brilliant Teacher, Perseus Books, 1994 (trad. ita. "Sei pezzi
facili" ed. Adelphi)
Six Not So Easy Pieces: Einstein’s Relativity, Symmetry and
Space-Time, Addison Wesley, 1997 (trad. ita. Sei pezzi meno facili
ed. Adelphi)
Feynman’s Tips On Physics: A Problem-Solving Supplement to the
Feynman Lectures On Physics, Addison Wesley, 2005
Qed. La strana teoria della luce e della materia - ed. Adelphi 1989
Sta scherzando Mr. Feynman!: Vita ed avventure di uno scienziato
curioso, Zanichelli, 1988,
Che t'importa di ciò che dice la gente? Altre avventure di uno
scienziato curioso, Zanichelli, 1989
Deviazioni perfettamente ragionevoli dalle vie battute: Le lettere
di Richard Feynman, Adelphi, 2006 - A cura di Michelle Feynman.
Prefazione di Timothy Ferris. Traduzione di Franco Ligabue.